Incubo di una notte di inizio primavera… (ovvero: “cosa succede a Torino?”)

Succede che nella città più inquinata d’Italia, durante una bella serata di luna piena (in effetti, complice l’inquinamento, l’inverno a Torino sembra finito da un po’…) un centinaio di persone decidono di ritrovarsi insieme per rivendicare, in modo festoso, lo spazio urbano sempre più teatro di ingiustizie e soprusi e per denunciare, scherzandoci sù, l’allarmante situazione che tutti ci colpisce.

È vero, di Masse Critiche a Torino non se ne vedevano da un po’, ma il tessuto dei rapporti intrecciati tra i liberi pedalatori (e pensatori) non si è mai sfilacciato e, anzi, si è fatto tanto fitto che, quasi inaspettatamente, oltre cento persone rispondono alla chiamata e si ritrovano, con bici (ma non solo) in piazza Castello in questo caldo giovedì sera.

Non pochi sono al loro primo raduno e, incuriositi, apprendono che la Massa Critica è un ritrovo spontaneo di una massa di persone che, quando diventa “critica” diventa semplicemente, pacificamente, inarrestabile. Una forma di autogestione totalmente orizzontale che sfonda la barriera dell’utopico per concretizzarsi nelle grigie strade delle nostre città.
Sia ben chiaro: questo ritrovo non è una scampagnata nei prati (senza nulla togliere alla bellezza delle gite fuori porta nella natura), è una rivendicazione dello spazio urbano. È il riprendersi una piccola parte dello spazio (non solo fisico) che quotidianamente ci viene tolto. Spesso coloro che hanno una visione ristretta interpretano questo raduno di biciclette come un “sopruso”, un limite al diritto di muoversi “velocemente”, senza vedere “la trave che si trova nel loro occhio” e senza capire che l’effettivo ritardo nella propria tabella di marcia non è superiore a qualche minuto.
Ma tutto questo non sta accadendo a Torino: nonostante il raggruppamento sia di una certa consistenza non c’è tensione con gli automobilisti né con altri abituali utenti del traffico. Non c’è astio.  Ai loro occhi questi “strani personaggi” non si dimostrano aggressivi ma anzi sono festosi e lo stupore nel vedere persone su bici altissime e pattinatori acrobati lascia gli “autosauri” a bocca aperta e incapaci pure di suonare il claxon.

Quello che invece accade è sconcertante e agghiacciante: le forze dell’“ordine” (tra virgolette per onestà intellettuale) cercano di provocare tensioni intromettendosi nelle situazioni di dialogo con i cittadini torinesi. I loro tentativi da “dodicenne frustrato” falliscono miseramente e questo non fa che aumentare il loro disappunto. Questa anomala situazione culmina arrivati all’incrocio tra corso Vittorio e corso Re Umberto: evidentemente abituati a fare impunemente come gli pare, alcuni agenti in borghese approfittano di un momento di giro intorno a un incrocio, mentre alcuni partecipanti comunicavano con i cittadini presenti, per scaraventare letteralmente alcuni ciclisti per terra. Immediatamente dietro di loro, da due camionette scendono decine di agenti in tenuta antisommossa.
Evidentemente lo scenario era frutto di una provocazione programmata.

Durante questo fermo si possono sentire le inconsistenti scuse delle forSe dell’ordine a questa “operazione” che riportano di fantomatiche occasioni in cui le persone fermate insultano individualmente degli automobilisti (come se tutti i torinesi che frequentano le strade della nostra città non fossero abituati a questo tipo di “folklore”..) Ma il caso più sconcertante è quello di un paio di agenti che si staccano dall’assembramento – un “fermo di massa” – con lo scopo di isolare un manifestante distante dal gruppo, sostenendo di essere stati personalmente insultati da questa persona (della serie “cazzo guardi!?”)

Finita la paradossale ed incompetente gestione “all’italiana” di un incrocio, che in una normale massa critica sarebbe rimasto bloccato per 5 minuti al massimo, ma che invece è rimasto inagibile per più di 45, e finite le intimidazioni come “tu sarai il prossimo”, la pedalata viene lasciata “libera” di proseguire.

Ma ora l’energia positiva è scemata, l’aria festosa è diventata sbigottimento, e i partecipanti rimasti (qualcuno non se l’è sentita), comunque fermamente decisi a restare uniti, hanno scelto di terminare con un momento di confronto e dialogo nei pressi del Cecchi Point.

La Repubblica posterà immediatamente un video con qualche riga di spiegazione (eliminata dopo poche ore) che descrive una “carica del tutto immotivata”. Nell’articolo uscito il giorno dopo il giornale proverà a salvarsi “in corner” giustificando la presenza massiccia di agenti con la partecipazione al corteo di persone legate all’Asilo (occupazione torinese che non esiste più e protagonista di una montatura mediatica che sta via via crollando).

Il velo di Maya è stato squarciato dagli stessi individui che provavano a dividere i manifestanti, i cittadini e le occupazioni in “buone” e “cattive”. Il risultato più diretto del “decreto Salvini” non ha tardato a mostrarsi e il messaggio è chiaro a molti: non esistono più manifestanti buoni e cattivi, esiste il fatto che se manifesti, in qualunque modo tu lo faccia, sei “cattivo” a prescindere.

Quella che è stata colpita gravemente è la libertà delle persone di dissentire, di “dire la propria”, ed era inevitabile che prima o poi queste limitazioni arrivassero a colpire ciò che della libertà è massima espressione: la bicicletta.
Oltre che permettere un movimento relativamente libero e creativo in città, la bicicletta rappresenta la riappropriazione di una tecnologia semplice e in grado di rendere indipendente chi la usa, per questo motivo non possiamo aspettarci che il sistema economico (che predilige degli schiavi) ne promuova l’uso.

Hanno tagliato la testa dell’Idra (e continueranno a farlo), ma non conoscono la mitologia e non si aspettano che da questa giornata nascano nuovi rapporti, nuove forze, nuova energia.
Siamo tutti pedalatori e nessuno ha intenzione di farsi assegnare ruoli da fiction americana di basso livello.
Non ci facciamo intimidire.
Sappiamo da che parte stare.

Massa Critica Torino

Questo comunicato è dedicato a Giorgio Faraggiana
Oggi sarebbe il suo compleanno
Torino, 22-03-2019