Alcuni partecipanti della CM di Torino in risposta al comunicato delle “libere persone pedalanti”

Alcune persone che hanno recentemente preso parte all’organizzazione della Ciemmona 2022, hanno esternato delle importanti criticità con un comunicato condiviso sui canali di comunicazione della CM di Torino e su quello nazionale riguardo il quale vorremmo fare delle considerazioni.

Finora nella gestione del percorso di organizzazione della Ciemmona 2022 è stato dedicato lungo tempo (due intere assemblee organizzative) a discutere tematiche riguardanti episodi di violenza di genere, riteniamo che il confronto vi sia stato.
Ci sentiamo di dissentire fortemente riguardo all’accusa del mancato riconoscimento delle decisioni assembleari, così come all’imputazione poi di aver voluto inasprire il conflitto.
Il mancato riconoscimento è stato su precedenti decisioni di assemblee (alcuni spazi occupati di Torino) diverse da quella della Ciemmona 2022. L’esacerbazione del conflitto è stata una conseguenza successiva alla dichiarazione dell’aut aut esplicitato con l’affermazione: “se ci sono loro noi non ci siamo” in riferimento alla partecipazione di una particolare persona e degli spazi che si oppongono alla sua esclusione.
Fin dalla prima assemblea v’è stata la tendenza da parte di alcune persone a voler ridiscutere ogni singolo argomento senza però mai avanzare proposte costruttive; all’invito di presentare altri contributi non è seguito alcunché ed è subentrata la sensazione che si procedesse troppo lentamente e faticosamente, aumentando il nervosismo da tutti i fronti.
Le assemblee e i contenuti non hanno a che vedere con il fare, ma con il pensare. La massa critica ha sempre trovato il suo slancio tramite chi fa, le persone variano in un tutto variabile e fluido.
Di fatto pensiamo che la negazione dell’orizzontalità sia arrivata da coloro che si sono riuniti in separata sede, hanno scritto e inviato il comunicato che abbiamo letto, nonché lanciato una nuova assemblea – definita organizzativa della Ciemmona 2022 – il 5 aprile, senza previa condivisione e confronto con tutti i partecipanti all’assemblea. Ci è parso che questo sia stato qualcosa di più che “non orizzontale” e che possa minare alla base il percorso condiviso, se si proseguirà su questa linea.
Ci viene però da considerare che forse ciò che più caratterizza la massa critica non è tanto l’orizzontalità e la sintesi delle volontà individuali, ma il pluralismo.
La massa critica non è un collettivo fatto e finito e non lo vuole essere, è un’entità fluida composta da una pluralità di individui.
L’orizzontalità ci dovrebbe essere almeno nell’espressione dei bisogni e degli obiettivi, di fatto poi nella pratica bisognerà fare delle scelte.
Pluralismo significa che chiunque può costituire un proprio gruppo senza dover chiedere qualsivoglia autorizzazione a un comitato centrale o direttivo. Nelle masse critiche sono sempre state bene accette le iniziative di autoproduzione autonoma che rifuggono l’utilizzo dei mass media con la stampa e la diffusione di fanzine e volantini artigianali. La massa critica per certi versi è un nuovo paradigma sociale anche se esiste da 30 anni, connotato da creatività e imprevedibilità, rispettoso delle individualità e delle loro esigenze, privo di leader, come è ricordato anche nel testo a cui intendiamo dare risposta.
Massa critica richiama alla mente le folle libere di autodeterminarsi e la voglia di stare bene insieme, perché quello a cui diamo vita è insieme un’azione, una manifestazione e una festa.

Prendiamo atto della decisione espressa nel comunicato delle “libere persone pedalanti” di voler proseguire il progetto della Ciemmona 2022 e renderlo un’occasione per dare centralità ai temi della violenza di genere e del machismo al di là dei generi e precisiamo che questi sono contenuti che non era nell’intenzione di nessuno elidere, ma che sono stati portati all’attenzione collettiva in modo decisamente conflittuale e chiedendo ripetutamente e forzatamente all’assemblea della Ciemmona 2022 di prendere decisioni in merito ad inclusioni ed esclusioni.
Il rifiuto di dare seguito a queste richieste non può essere cassato come mancanza d’ascolto, ma è la rivendicazione che questo metodo di soluzione dei conflitti non rispecchia l’attitudine della massa critica e non pensiamo che possa guidarci nella preparazione della Ciemmona di maggio.

La violenza di genere è una malattia della società e la scelta di comunicare ad una collettività estesa un disagio dovuto ad una violenza di genere dovrebbe fare in modo che questa collettività se ne facesse carico e crescesse anch’essa nel percorso di rimarginazione delle ferite. Non può essere la paura di essere identificati come machisti a stimolare comportamenti virtuosi mentre si pedala o altrove. La pena dell’esclusione sociale non fa smettere a un violento di praticare violenza, anzi talvolta può spingerlo ad intensificarla.

L’invito è quello di considerare altre modalità, in cui anche le persone problematiche per qualcuno o per molti, possano pedalare con noi o dare il loro contributo organizzativo se si tratta di costruire una Ciemmona, accettando il rischio che potrebbe non funzionare.
Pretendere la pace con modalità violente è reiterare la guerra. Imporre una sola pace con modalità escludenti è inaccettabile.

Noi partecipanti della massa critica non abbiamo soluzioni da offrire ma ci limitano a stimolare il confronto, sperimentandone di continuo forme nuove, rifiutando di trincerarci dietro a dogmi e ideologie inadeguati a un contesto in evoluzione continua.
Vorremmo che questo modo radicale e indipendente di rivendicare lo spazio pubblico portasse di riflesso a riacquistare la fiducia nelle proprie possibilità di operare cambiamenti.

Non è possibile nè desiderabile in questo contesto normare e garantire la preliminare condivisione di quelli che sono i principi a cui tendere: antifascismo, antisessismo, anticapitalismo, antirazzismo, antimilitarismo e noi aggiungiamo anche antiautoritarismo, per quanto questi principi ci indichino la strada.
La massa critica è sempre costellata di divertenti contraddizioni. Promuove l’accoglienza e il rispetto per tutte le persone. Tende a non accettare al suo interno comportamenti violenti espressi sia fisicamente che con atteggiamenti e toni denigratori, ma è per il dialogo, dove possibile.
La CM è agli occhi di alcuni apolitica perché evita di tenere comizi e creare lobby, perché è festa ed è divertente, non si presta allo scontro e al litigio e contemporaneamente altri la ritengono uno dei movimenti più politici di questa epoca.

Conta la pedalata più che l’arrivo a destinazione.
Lo scopo è continuare ad esistere.
La massa critica è come la bicicletta: si muove e se si rompe si aggiusta, non si butta.
Questo è un invito a continuare a pedalare insieme !